AFRICA

La nuova frontiera per l’arredo Made in Italy

L’area Subsahariana ne è un esempio. I numeri (oltre 880 milioni di abitanti, di cui il 41% con età inferiore ai 15 anni e una borghesia in rapida ascesa) sono tali da rendere interessante per le aziende italiane avviare investimenti che potranno dare i loro frutti sul medio-lungo termine.

A oggi, il mercato dell’arredamento dell’area Subsahariana vale circa 9,6 miliardi di dollari (fonte FederlegnoArredo), di cui il 60% è rappresentato da produttori locali. Se si considerano gli 11 Paesi ritenuti più interessanti dalle aziende del comparto per tasso di crescita economico e demografico (Sud Africa, Nigeria, Costa d’Avorio, Congo, Kenya, Ghana, Senegal, Etiopia, Angola, Camerun e Tanzania), il valore dell’export di mobili italiani è aumentato del 132,2% dal 2009 al 2015, passando da meno di 67 milioni a quasi 158 milioni di euro.

La strategia giusta è quella di investire in modo continuativo, attraverso partner locali affidabili, nel contract e nel retail e cominciare dai Paesi che presentano un contesto stabile economico, politico e di servizi.
Per quanto riguarda l’arredo, l’Africa è un mercato potenzialmente interessante per i produttori di tutte le fasce, anche quelle più economiche, i cui prodotti possono essere destinati ai progetti di Social Housing, mentre i mobili di fascia media e medio-alta si rivolgono a interessanti nicchie nell’edilizia residenziale e nel contract.
Il contract è un canale già abbastanza sviluppato anche in questi mercati emergenti. In particolare, i prodotti Made in Italy trovano posto nei nuovi complessi residenziali o negli hotel di categoria più alta, oppure nelle sedi direzionali delle multinazionali.

Quanto ai Paesi, il Sud Africa fa un po’ caso a sé: presenta dinamiche economiche, sociali e culturali più affini all’Europa. Non a caso, le principali aziende del design sono già presenti in questo Paese, anche con showroom, che spesso utilizzano come hub per l’intero continente, vista la presenza di specificatori, professionisti e studi di architettura e design a cui appoggiarsi per poi servire anche altre aree del continente.

Il Nord Africa rappresenta circa un terzo del mercato immobiliare africano. All’interno del Nord Africa, l’Algeria è il più grande mercato.
Il mercato che ruota attorno all’arredo è concentrato nella zona costiera, dove vive la maggior parte della popolazione algerina. Il mercato algerino dei mobili ha approfittato degli ambiziosi piani di costruzione di alloggi statali del governo.

Nell’Africa Australe, il grande e sviluppato mercato del mobile sudafricano svolge un ruolo rilevante. Il consumo di mobili del paese è stimato essere ben al di sopra di 1 miliardo di dollari. Le importazioni ammontano a circa 800 milioni di dollari, soddisfacendo circa il 50% della domanda interna. Il segmento high-end, che è un mercato di nicchia, è soddisfatto attraverso i negozi di interni di fascia alta e/o attraverso il canale degli architetti. Esempi di aziende europee che operano direttamente con showroom sono Bulthaup, Franke, Schmidt Kitchens, Roche Bobois, Ligne Roset, Minotti di Limeline.

Nella regione dell’Africa Australe il Mozambico è un paese dotato di ricche e vaste risorse naturali. Il mercato del mobile è ancora di dimensioni limitate (i principali mercati sono Maputo, Nampula e Beira, mentre Maxixe, Xaixai, Quelimane e Tete sono al secondo livello) ma, potrebbe aumentare la domanda di alloggi e mobili. Il potenziale settore turistico in rapida crescita dovrebbe anche fornire una domanda supplementare di falegnameria e mobili a più alto valore aggiunto.

Anche se l’Africa Orientale rappresenta solo poco più del 10 per cento del mercato totale del mobile africano, diverse economie della zona hanno mostrato una rapida crescita di recente. Il più grande mercato del mobile è il Kenya: il consumo nazionale di mobili è stimato a 600 milioni di dollari (a prezzi di produzione. Con caratteristiche simili, la Tanzania presenta un mercato del mobile ancora sottosviluppato ma che si prevede avrà un potenziale di crescita a medio termine.

Degno di nota in Africa Orientale, è anche il Ruanda: un paese che recentemente mostra la crescita economica accompagnata da miglioramenti sostanziali del tenore di vita e di un ambiente favorevole alle imprese. La spesa pro capite per mobili in Ruanda è ancora bassa, inferiore al consumo pro capite di mobili in altri paesi dell’Africa orientale come il Kenya. D’altra parte, gli investimenti pubblici, il settore edilizio in piena espansione e una classe media emergente e in crescita sono potenziali motori della domanda futura.

L’EDILIZIA IN AFRICA

Abitazioni, uffici, centri commerciali e infrastrutture… Basta andare in un paio di paesi africani per rendersi conto che il continente è un gigantesco cantiere a cielo aperto. Il ritmo degli investimenti nel settore dell’edilizia è rapido e sostenuto, con molti fattori che concorrono a spiegarlo: dalla rapida urbanizzazione alla forte crescita economica di molti paesi, passando per l’aumento di una classe media locale e i progetti di integrazione regionale. La spinta è tale che vari governi hanno programmato la costruzione di intere nuove città (Tatu in Kenya, City of Light e King City in Ghana, Greater Port Harcourt ed Eko Atlantic City in Nigeria).
Gli investimenti infrastrutturali sono essenziali per stimolare la crescita economica e, lo sviluppo delle infrastrutture ha dimostrato di svolgere un ruolo importante nel migliorare la produzione, la crescita economica e l’occupazione a breve termine, oltre a gettare le basi per la produttività e la crescita a lungo termine.
Gli investimenti infrastrutturali sono una pietra angolare dei piani di ripresa economica dei paesi africani.

In Sudafrica, ad esempio, gli investimenti infrastrutturali in percentuale al PIL, negli ultimi anni sono stati del 18%. Il Paese ha introdotto un piano di ricostruzione e ripresa economica volto a promuovere la creazione di posti di lavoro e a migliorare la crescita economica, principalmente attraverso investimenti infrastrutturali e fornitura nelle industrie di rete. Diverse iniziative sono già in atto, con il paese che ha introdotto un fondo statale per le infrastrutture, che dovrebbe fornire finanziamenti per un valore di 100 miliardi di R100 (6 miliardi di dollari) in un decennio. Anche se di piccole dimensioni, il fondo è previsto per “affollare nel settore privato finanziamenti e competenze per sostenere la fornitura di infrastrutture”. Il paese prevede anche di accelerare i progetti infrastrutturali che sono già in costruzione, così come quelli già approvati. A tal fine sarà istituito un ufficio per gli investimenti e le infrastrutture della Presidenza, che porrà l’accento sulla pianificazione, il coordinamento e lo sviluppo rapido di opportunità di gasdotti finanziabili.